Un secolo fà

foto_c__bardQuesto articolo dal titolo “FRACISCIO CINQUANT’ANNI FA’ “è stato scritto nel settembre 1961 , alla data odierna (2012), si può dire:
Com’era Fraciscio un secolo fa’

 

 

 


Gli uomini, in questi anni, sono più che mai orgogliosi dei progressi che hanno fatto. I successi della tecnica, compiuti alcuni anni fà, ora, nel diffondersi, stanno cambiando i paesi e le città.
Ormai hanno cambiato aspetto anche a Fraciscio.
I giovani approvano e salutano con entusiasmo questa trasformazione; i vecchi invece, sembrano faticare ad adattarsi perché hanno dei ricordi che non riescono a dimenticare.
Cinquant’anni fà com’era Fraciscio?
Le casette basse erano tutte raggruppate su vicino alla chiesa. Tutte avevano unito il fienile e, di notte, le bronze delle mucche e delle pecore che ruminavano nella stalla, facevano compagnia a chi dormiva di sopra. In mezzo alla piazzetta, la fontana distribuiva l’acqua a tutte le cucine, e le donne, quando volevano sapere le novità del giorno andavano ad attingere acqua. Attorno alle case c’erano i campi di segale, di frumento e di patate; più lontano i prati verdi.
In primavera gli uomini seminavano , tagliavano il fieno e poi salivano con le loro famiglie sugli alpeggi. In autunno, dopo il raccolto, le donne battevano la segale e la portavano a macinare nel vecchio mulino in fondo al paese. Con la farina ciascuno si faceva il pane e altre vivande per la propria casa.
Prima dell’inverno si scendeva a Campodolcino a fare la spesa per tutta la stagione, perché il paese era sprovvisto di negozi.
L’inverno era interminabile. Gli uomini lavoravano un pò nel bosco e attendevano alle bestie. Le donne passavano la giornata con la rocca ed il fuso tra le mani. Alla sera si raccoglievano in qualche casa più riparata dal freddo, dove, attorno a una lampada ad olio, continuavano il lavoro:

“…là, dietro le soffici rocche
che albeggiano in fila,
negli assidui bisbigli perduti
nei sibilo assiduo dei fusi …”

Questi ricordi i nonni li raccontano ai loro nipoti per consolarsi, e i nipoti, invece di comprenderli, sorridono di compassione.
T.P.

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